giovedì 1 ottobre 2015

Ti racconto... il Giappone in 10 film

Giappone: pretesa davvero ambiziosa raccontarlo in soli dieci film. L'argomento è inesauribile e si può esplorarlo in mille direzioni. La lista di film che suggeriamo non potrebbe in nessun caso essere esauriente. Abbiamo quindi scelto alcuni film tra i più significativi e diversi, per epoca e per genere: ognuno riguarda una tappa storica del Paese del Sol Levante, un aspetto della sua cultura o un punto di vista sulla sua società.


1. Figlio unico (1936)



È uno dei maggiori classici del cinema giapponese, opera di Yasujiro Ozu, regista raffinato quanto prolifico. Come molti altri film di Ozu, Figlio unico offre uno spaccato di vita quotidiana che permetta di entrare educatamente all'interno di una famiglia giapponese per coglierne gli equilibri e i meccanismi più intimi. Il perno della narrazione è (come in Tarda primavera, Fiori d'equinozio e altri film del regista) la relazione genitori-figli. In particolare, protagonisti sono in questo caso la madre vedova e il suo unico figlio, che a causa delle misere condizioni familiari dovrebbe interrompere gli studi e fare propria la dura vita dei campi o della fabbrica. Il bambino è però molto studioso e capace e il suo maestro non sopporta che gli si precluda una maggiore istruzione soltanto a causa della sua bassa estrazione e della sua disgraziata situazione familiare: grazie alla sua intercessione (e a un pizzico di inganno), la madre accetta la sfida di nuovi sacrifici e di un lavoro ancor più duro per permettere al bambino di proseguire gli studi. La diligenza del bambino e i suoi ottimi risultati sembrano promettere un futuro roseo, che valga la pena dei tanti sacrifici affrontati. Confidando in una mobilità sociale che premi la fatica e gli sforzi, e che traduca la maggiore istruzione in un buon lavoro, la madre aiuta il figlio a trasferirsi a Tokyo vendendo i suoi ultimi beni. Lì, il figlio si ricava la buona posizione sperata e meritata, o almeno così crede la madre, fino a quando non si reca in città a trovarlo e scopre il tenero inganno con cui il figlio voleva proteggerla dal proprio fallimento. Madre e figlio devono arrendersi ad una società rigida che non ha pietà dei sacrifici né dell'impegno, che non premia le ambizioni, che frustra e violenta i desideri, e ritaglia un margine sottile per la consolazione negli affetti e nella solidarietà tra umili. Un film struggente simile per certi versi al nostrano Ladri di biciclette, che racconta la società giapponese degli anni '30 e in realtà anche la società occidentale di oggi.



2. Rashomon (1950) 




Film ampiamente apprezzato in Occidente, è opera di uno dei registi giapponesi più famosi, Akira Kurosawa (I sette samurai, Il trono di sangue, Dersu Uzala - Il piccolo uomo delle grandi pianure). Rashomon ha origini letterarie e un solido impianto narrativo, ma non si esaurisce in una trama lineare: al contrario, la trovata geniale del film, quella che gli conferisce il suo spessore filosofico ed ermeneutico, risiede proprio nell'assenza di una narrazione univoca. Lo stesso episodio è raccontato da tre personaggi diversi, chiamati a risponderne nel tribunale dello spettacolo, inginocchiati in uno scenario surreale col viso rivolto allo spettatore, e ognuno ne dà una versione diversa. La speranza nell'uomo salva in extremis il film dal completo nichilismo, e ciò che ne rimane è un senso acuto ma non disperato di fragilità e di piccolezza, la percezione visiva della mutevolezza della vita e della soggettività della sua interpretazione. Travolgente l'interpretazione di Toshiro Mifune, che con questo film si affaccia all'Occidente e diventa uno dei più famosi attori asiatici. Infine, un'attenzione particolare alla condizione della donna nel Giappone tradizionale, in cui perfino subire senza colpe uno stupro rende oggetto di biasimo e disprezzo.



3. I racconti della luna pallida d'agosto (1953) 





Il film di Kenji Mizoguchi non è solo un grande classico del cinema giapponese, ma anche un capolavoro indiscusso del genere fantastico. Ispirato a due monogatari intrecciati in un unico racconto delle travagliate vite dei protagonisti, il film incarna lo spirito del Giappone degli anni '50: da un lato, il ricordo fresco della tragedia della guerra, che si traduce in un senso di costante incertezza economica (il vasaio che si affanna a produrre troppi vasi e finisce col perderli e avere un enorme danno; la moglie sola che viene ridotta a prostituta, bisognosa e disonorata); dall'altro, la spinta irresistibile a rifugiarsi nel fantastico e soprattutto nel passato (si tratta di un film in costume ambientato nel XVI secolo), in un'epoca che non aveva conosciuto l'orrore dell'arma atomica né la disfatta dell'esercito imperiale, un passato insieme grandioso e rassicurante, espresso anche attraverso la magnificenza e l'accuratezza di ambienti, costumi e trucco.


4. Una tomba per le lucciole (1988)




Ottimo prodotto dello Studio Ghibli firmato Isao Takahata (regista del recente e ben accolto La storia della principessa splendente). È poco meno di un documentario sul Giappone della Seconda Guerra Mondiale, o meglio molto di più: alla rude rappresentazione di bombardamenti, ustioni e miseria accompagna la struggente poesia dell'amore fraterno provato dalla disgrazia, dalla voglia caparbia di sopravvivere, dal disperato bisogno di continuare a giocare anche tra le piaghe e la fame. Seita e la sua sorellina Setsuko, figli di un ufficiale della Marina Imperiale Giapponese e affidati alle cure della madre, si ritrovano presto travolti dalla guerra che devasta la loro casa e ampie zone della loro città, costringendoli a rifugiarsi da una zia meschina che approfitta di loro invece di aiutarli. Si ritrovano infine completamente soli contro l'inedia e le malattie, il bisogno di arrangiarsi e perfino di rubare, la violenza della società e dei bisogni più elementari. Infine, mentre le figlie dei ricchi rientrano a guerra finita nelle loro dimore di campagna, intatte e gravide di felici ricordi infantili, Seita è ridotto a uno straccione solo e disperato, privato dell'orgoglio nazionale che lo faceva fiero di suo padre e del suo Paese, straziato dalla colpa di non aver saputo proteggere la sua famiglia. È un film che non risparmia crudeltà e verità dolorose, nell'immagine come nel significato, dalla devastazione della guerra che nulla ha di onorevole al suo peso che ricade sempre, inevitabilmente, sul popolo innocente e sui soldati costretti al sacrificio.

5. Ecco l'impero dei sensi (1976)



È un film ispirato ad un episodio di cronaca nera che scosse il Giappone degli anni '30 e che vide una donna di nome Abe uccidere ed evirare il suo amante. Il film fu oggetto di feroce censura, in Italia come altrove, per via del suo carattere "pornografico": si mostrano più volte le parti intime dei protagonisti con una nonchalance quasi sconosciuta al cinema di quegli anni (quattro anni prima Ultimo tango a Parigi di Bertolucci veniva sequestrato e condannato alla distruzione per molto meno), oltre a fellatio e altre pratiche sessuali molto esplicite. A imperare sono, naturalmente, i sensi: a livello narrativo, trionfano sulla pudicizia, sulle buone maniere e sull'opportunità sociale, sulla razionalità e la prudenza, perfino sulla legge nel loro condurre infine alla mutilazione e all'omicidio; a livello "materiale", hanno il sopravvento sulla narrazione, il tatto e l'olfatto sono continuamente al centro della scena, l'udito è stimolato continuamente dai suoni e dalle musiche tradizionali più che dalle battute, fortemente sensuali e intensi sono anche i colori degli abiti e degli interni, fino al vivido rosso sangue che suggella il finale. Un film strano, materico, a tratti oscuro.


6. Lady Snowblood (1973)





Questo film si inserisce a pieno titolo nella nostra lista: oltre ad essere qualitativamente curato e stilisticamente ispirato, è pienamente rappresentativo del genere che tanto in profondità e in estensione ha influenzato il cinema giapponese e, attraverso di esso, quello occidentale. Revenge movie originale e per altri aspetti esemplare, tornato alla ribalta in Occidente (non esisteva né ancora esiste una versione doppiata in italiano) grazie alla mediazione di Kill Bill, racconta la storia di una protagonista femminile votata alla vendetta come la Sposa di Tarantino e O-Ren Ishi, personaggio che la ricalca finemente. Sorprendentemente moderno, movimentato senza essere banale e drammatico senza smarrirsi nello splatter.


7. Hana-Bi - Fiori di fuoco (1997)




I titoli di testa, fioriti di decorazioni naïf fatte a mano e variopinte, introducono un film che parla di yakuza e criminalità. L'ossimoro è palese e incarnato nello stesso protagonista: ex-poliziotto rude e tutt'altro che restio ad usare la violenza delle armi da fuoco, ma contemporaneamente tenero marito straziato dalla malattia della moglie e spirito sensibile che crea fiori di carta colorata. Lo stile inconfondibile di Takeshi Kitano, che nel film L'estate di Kikujiro dà luogo ad effetti buffi e giocosi da manga, in Hana-Bi - Fiori di fuoco produce sequenze asciutte e serie, per un film drammatico che si aggiudica il Leone d'oro a Venezia.



8. Departures (2008)



Vincitore del Premio Oscar nel 2008, è un film drammatico non completamente privo di toni da commedia, a cominciare dall'equivoco per cui un violoncellista ormai disoccupato cerca lavoro presso un'agenzia nella convinzione che si occupi di viaggi. In realtà, si ritrova presto a fare un mestiere simile al tanatoesteta, per cui in realtà non esiste un corrispettivo perfetto in italiano: più che curare l'aspetto dei morti, lavarli e truccarli, l'okuribito è propriamente colui che "accompagna alla partenza" il defunto attraverso un preciso rituale. È un lavoro solenne e commovente, che il protagonista impara ad effettuare con bravura e sentimento e soprattutto impara ad amare. Tuttavia, con la sua nuova attività viene investito dal tabù, un po' come i nostri becchini che vengono salutati con gesti scaramantici e scongiuri dai compaesani più indelicati.
Un film leggero e curioso che mostra allo spettatore occidentale aspetti culturali e rituali poco conosciuti del Giappone contemporaneo.



9. Si alza il vento (2013)



L'ultimo capolavoro di Hayao Miyazaki riceve il Premio Oscar come miglior film d'animazione, sbanca al botteghino e soddisfa la critica. È un canto del cigno invidiabile e meritato, che lascia però l'amaro in bocca, destinato com'è a chiudere un'epoca dello Studio Ghibli. Riprende alcuni dei tratti tipici del maestro giapponese, in particolare l'amore per le altezze e l'aeronautica che già aveva avuto espressione, per esempio, nel meraviglioso e significativo Porco Rosso. Racconta la storia di Jiro Horikoshi, personaggio realmente vissuto e già raccontato in un manga, progettista di aerei che fin da bambino fu ispirato dall'italiano Giovanni Battista Caproni. Si alza il vento racconta la sua vita, dall'infanzia segnata dalla miopia al periodo degli studi fino al matrimonio, con la delicatezza tipica del maestro Miyazaki e una cura estrema per i fondali, le parti meccaniche, i gesti amorevoli, gli interni che richiamano il cinema domestico di Ozu. Sullo sfondo, il Giappone tra le due guerre, la vita nei sanatori e la tubercolosi, il devastante terremoto del Kanto del 1923. Introducono e battezzano l'opera i potenti versi di Paul Valéry: «Si alza il vento!... bisogna tentare di vivere.»



10. Cold Fish (2010) 




Sion Sono, quello che un libro recentemente pubblicato da Caratteri Mobili chiama Il signore del caos, in Cold Fish condensa le contraddizioni della società capitalista contemporanea (non a caso, il film si apre con un carrello della spesa che viene riempito in modo convulso di pesce surgelato), l'alienazione che si spinge ben oltre il limite dello squilibrio, la violenza insensata, l'oscurità dei rituali che invece di esorcizzare il male sembrano catalizzarlo, dall'uso del forno a microonde (simbolo feticistico del consumo quotidiano e della vita familiare preconfezionata) all'affollarsi macabro e osceno di statue e simboli sacri nel luogo sconsacrato in cui si versano fiumi di sangue e si consumano vendette dementi. Un film dal ritmo serrato, suggestivo ed inquietante, imprevedibile e cruento.

Nessun commento:

Posta un commento